LEGGETE L'ARTICOLO DEL MIO GRANDE AMICO EZIO MARIA ROMANO SULLA NOSTRA SUPER DUNA!
DUNA: ... figlia del deserto!
Ogni volta che mi preparo per affrontare un nuovo viaggio in Asia centrale, provo un una strana sensazione mista di grande entusiasmo ad un po’ di vera e propria angoscia. L’entusiasmo per i cani aborigeni che andrò ad incontrare, animali di un fascino inspiegabile, per i nuovi pastori nomadi che avrò occasione di intervistare, cercando di “rubargli” ancora un po’ della loro antica esperienza e per i paesaggi che solo quel continente così aspro può regalare a chi decide di visitarlo. L’angoscia perché sono un italiano a cui piacciono tanto le comodità e quindi so già cosa m’aspetta.
A casa ho un letto comodo, un bagno normale, una "meravigliosa" poltrona sulla quale mi addormento tutte le sere, un cibo squisito che è ormai d’abitudine nella nostra famiglia (...e si vede!), oltre ad ogni altra certezza che risulta quasi banale ricordare. Laggiù mi aspettano giacigli occasionali, latrine ovviamente esterne ad una cinquantina di metri dalla yurta, cibo particolare, etc. Non appena arrivo in quei luoghi, nel frattempo che organizzo le mie escursioni, le prime due notti dormo solitamente in un albergo di città che al primo impatto, mi risulta già sempre molto scomodo e deprimente rispetto alle mie solite abitudini, ma non appena ci ritorno, dopo i giorni trascorsi con i pastori, mi sembra invece un lussuoso Grand Hotel!
Ma la vera terra dei cani che allevo, si trova solo laggiù, in quei luoghi lontani dal mondo e non sicuramente qui in occidente dove tutto viene raccontato come torna più comodo agli appassionati della razza. In Asia centrale ogni cosa può accadere, come nulla risulta scontato, compresa la vita degli uomini e di qualsiasi altro animale.
Da noi si sente parlare di razze, di standard, di morfologia, di chiusura dentale, di appiombi, di displasia, di malattie, di patologie, di alimentazione, di toelettatura, educazione, addestramento e mille altri aspetti del cane su cui si è ormai concentrata tutta la cinofilia occidentale. Fra quei pastori, invece, s'incontra solo animali che debbono servire al duro lavoro dei pascoli, sopravvivendo ad una vita caratterizzata dalla precarietà più assoluta, la stessa che incombe su di loro che sono abituati a non occuparsi troppo della propria salute, come quella dei figli, figuriamoci del benessere dei cani. In Asia centrale, spesso un cane nasce, vive e muore senza che nessuno se ne accorga.

I pastori hanno sempre qualche cane accanto a loro che gli aiuta a proteggere il bestiame, ma il branco non è mai fisso come i cani non hanno quasi mai dei padroni definitivi, i maschi restano un po’ con un gregge, poi si spostano seguendo gli odori dei calori, magari si fermano in un villaggio, per poi ripartire nuovamente, cercando di raggiungere il gregge appena lasciato o aggregandosi ad un altro. Le femmine gravide sono costrette ad interrompere la transumanza per scavare una buca nella quale partoriranno i suoi cuccioli, a volte si perdono e diventano randagie cercando si sopravvivere in qualche luogo con i pochi cuccioli rimasti e se a qualcuno ne serve uno, lo raccoglie per strada e se lo tiene.
Esistono anche realtà più organizzate, dove la pastorizia è stabile e le famiglie dispongono di stazzi con abitazione, in quei casi, le femmine in calore vengono lasciate a casa legate ad una catena, ma nessuno si cura di loro, tutto avviene casualmente, le coprirà il primo maschio di passaggio, magari di notte senza farsi scorgere da nessuno, bello o brutto che sia, ma sicuramente scaltro e tenace, tanto da essere risuscito a sopravvivere fino a quel momento senza l'aiuto di nessuno. Non ho mai sentito a dire da un pastore medio-asiatico che conoscesse il padre di una sua cucciolata.
Per capire meglio come scorre la vita in quelle realtà, ci dovreste andare di persona e non limitarvi solo a guardare i filmati che altri pubblicano su internet, con interesse di incanalare gli appassionati verso tendenze morfologiche studiate a tavolino e farne trarre considerazioni logiche solo per noi occidentali, laggiù avviene tutto per caso e senza la minima programmazione, la morfologia dei cani è in continua mutazione, cosa rimane costante sono solo le incredibili doti di questi animali abituati a vivere contro ogni avversità.
Vi pare che una famiglia di pastori che lasci senza alcun scrupolo, i figli piccoli da soli in queste condizioni,
luogo dove a pochi metri incontrai un serpente altamente velenoso, potrebbe mai occuparsi di programmare una monta per la sua femmina in calore?
Cosa avviene invece oggi nelle capitali della stessa Asia centrale, conta poco nella storia della razza, lì si trovano ormai abili allevatori che hanno imparato bene dai russi a fare business con i cani, scelgono i più alti, i più grossi e pesanti possibili, perche sono i più richiesti dagli amatori delle esposizioni di tutto il mondo, ma i soggetti che nascono in quelle gabbie, anche se pluridecorati e provvisti di tutta la documentazione ufficiale per l’esportazione, non hanno più nulla a che vedere con il vero cane aborigeno dell’Asia centrale che sopravvive da secoli superando le più impensabili difficoltà, compresa la fame.
Sto preparando il mio viaggio in Mongolia e da un po’ di tempo, sono in contatto con alcuni personaggi locali dai quali cerco di ottenere le informazioni necessarie per ottimizzare il tempo che mi fermerò in quello stato. L’atro giorno ho ricevuto una mail da un italiano che casualmente, vive laggiù e si occupa di escursioni nel deserto, senza però provare nessuna passione particolare per i cani locali, né averne specifiche competenze. Vi cito testualmente una parte della mail che mi ha gentilmente inviato: “ ..i cani in campagna, che difendono le greggi sono tutti degli incroci, per vedere il vero pastore mongolo dovete andare negli allevamenti dei ricchi mongoli che li tengono per passione, sport e per venderli”. Questa è la realtà, raccontata da chi è completamente al di fuori da qualsiasi ambiente speculativo.

Si continua a sostenere la teoria puramente commerciale che i cani da pastore autentici di tutto il mondo, non ce l’abbiano più gli stessi uomini che gestiscono da sempre i greggi, tramite la selezione naturale del duro lavoro nei pascoli, delle transumanze, degli accoppiamenti occasionali assolutamente impossibili da evitare, bensì coloro che avendone isolati alcuni ceppi genetici, chissà secondo quali preferenze o teorie di laboratorio, hanno deciso che solo quelli sono autentici e ne detengono "l’esclusiva" allevandoli nelle gabbie di città. Cosa potrebbe esserci di più ridicolo?
Anche quegli stessi soggetti considerati oggi capostipiti di razza ed isolati, si generarono da mille incroci remoti, avvenuti sempre con la stessa casualità!
Ma i cani da pastore esistenti oggi in tutto il mondo, non provengono dai medesimi antichi cani da villaggio generatisi nei millenni dalla spontanea trasformazione del lupo?

Quindi, ogni volta che io penso ad un cane da pastore dell’Asia centrale autentico, quello da lavoro, non posso più immaginarmi una razza definita come viene invece intesa oggi dalla maggior parte dei cinofili.
E’ vero che ormai tutti i nostri cani sono provvisti di un regolare pedigree perché qualcuno è partito anni fa con un soggetto, scelto a sua semplice discrezione e lo ha fatto approvare da una commissione della Federazione Internazionale Cinofila (formata da esaminatori che probabilmente non hanno mai sfiorato una pecora in tutta la loro vita) e di lì si sono poi prodotti i documenti dei discendenti, ma è altrettanto vero che sui cani di partenza, se debbono essere considerati autentici cani da pastore, non si saprà mai nulla, tranne la certezza che si saranno accoppianti nel modo più occasionale che si possa immaginare!
Tutto il resto rimane solo la solita fanta-cinoflia che oggi domina il mondo commerciale dei cani, ma che non ha nulla a che vedere con la realtà che caratterizza quelli da lavoro, tra l’altro ormai dimostrata da tempo dalla scienza: i veri cani autentici sono i meticci accoppiatisi seguendo principi naturali e non sicuramente le razze costruite dall’uomo.
Ogni volta che nasce una femmina come DUNA, così leggera, ma nello stesso tempo compatta, agile, tenace e di grande carattere, io mi compiaccio sempre perché sono certo che i suoi antenati abbiano realmente lavorato fra i pascoli dell’Asia centrale e dentro il loro DNA ci fosse tutto quello che serviva ad un animale per sopravvivere in ogni difficile situazione.
DUNA nacque 3 anni fa da due cani da lavoro che importai in Italia, manifestatisi poi in seguito anche ottimi soggetti da guardia.
Il padre di DUNA fu Iron,

tutt’oggi super attivo nel suo lavoro di custode del territorio, di cui molti avranno già avuto l’occasione di vedere il suo filmato.
La madre Kim,

una buona sorella del mio Annibal.
Di loro conosco personalmente gli antenati più recenti, fino alla terza generazione, ma chissà cosa avvenne molti anni fa fra i progenitori che lavoravano con le pecore! Sicuramente di tutto.

DUNA riproduce in modo molto più evidente di altri suoi fratelli, alcuni aspetti morfologici del tipico levriero da caccia che vive tutt’oggi nel continente medio-asiatico e che in Turkmenistan viene chiamato Tazi, in Kirghizistan Taigan, come cambia ancora nome in altri stati dell’Asia centrale.
Per quanto i “cultori” del cane da pastore tendano da sempre a negarlo e chissà perché, gli accoppiamenti fra queste due razze, entrambe presenti da millenni in quelle terre selvagge, non solo avvennero spesso per pura casualità, ma furono addirittura voluti più recentemente da alcuni pastori che credevano nella possibilità di ottenere una tipologia di cani da lupi ancora più efficienti, viste alcune caratteristiche del levriero da caccia.
Anche se, sinceramente, non ho ancora mai avuto l’occasione di raccogliere testimonianze dirette di chi li abbia utilizzati a tale fine, alcuni anni fa, parlai con una donna che si occupava della gestione di una foresteria,

vicino ad un antico mausoleo situato nel cuore del Karakum Desert, in Turkmenistan e lei me lo confermò, in quanto suo marito fu per anni il custode di un enorme gregge di proprietà del governo sovietico.
Credo che gli appassionati di questa razza debbano quindi scegliere cosa raccontare sul cane che allevano: o si tratta di un cane da pastore dell’Asia centrale autentico, quindi proveniente dalle linee di sangue aborigene che lavorarono per millenni al fianco dei pastori, o di un cane selezionato ed allevato in “cattività” dai sovietici in questi ultimi 30anni, tipo quelli pesanti un quintale.
Parlare di “cane aborigeno puro” e senza incroci casuali alle spalle, è una stupidaggine colossale che può solo fare effetto a chi conosce la razza superficialmente o vuole continuare ad allevare col paraocchi.
E se qualcuno avesse ancora dei dubbi sulla veridicità di quanto sostengo da anni, può semplicemente acquistare il libro “Dogs”, scritto dai più famosi biologi ricercatori americani esistenti al mondo, i coniugi Coppinger e capirà presto da che parte stia la verità.
Poderose masse muscolari, teste molto pesanti, occhi con entropion pronunciato, labbra cadenti, flosce giogaie, zampe elefantiache, non hanno nulla a che vedere con l’autentico cane da pastore dell’Asia centrale, bensì sono caratteristiche degenerative di un’assurda e recente selezione applicata sui molossi occidentali, purtroppo molto utilizzati anni fa per trasformare e personalizzare il moderno cane da pastore dell'Asia centrale.
L’autentico cane aborigeno si sviluppò nel tempo solo da soggetti molto frugali, essenziali nella corporatura, ma molto astuti ed agili, diversamente non sarebbe mai stato capace di sopravvivere in certe condizioni climatiche così proibitive.

DUNA era una femmina che avrei voluto tenere per me, in quanto le sue prestazioni caratteriali si dimostrarono molto interessanti fin dai primi mesi, poi scelsi di cederla “per metà” a Rocco di Ugento, un amico e collaboratore di vecchia data che ne usufruisce tutt’ora per la guardia.
Avevo già potuto constatare le superlative doti di questa impavida guardiana ad un anno e mezzo, poi ho rincontrato DUNA quest’estate e quando ho girato il filmato che vedrete, era pieno giorno e faceva un caldo incredibile, ma le sue prestazioni furono comunque eccellenti.
Nessuna temperatura proibitiva può ridurre l’efficacia di una femmina come lei, nata da una dinastia di cani che nemmeno le sofferenze del deserto seppero estinguere.
A volte, Rocco mi racconta di DUNA come fosse un vero animale selvatico, grande cacciatrice, agile come una gazzella, dominante e determinata contro ogni altro componente del branco.
Una vera forza della Natura, magari un po’ atipica morfologicamente per l’occhio di molti appassionati, ma dotata di un fisico estremamente asciutto, compatto ed efficiente, come non posso immaginare diversi i cani che seppero riprodursi spontaneamente nel lontano continente medio-asiatico.
Oggi DUNA è mamma di una cucciolata che io non ancora mai visto di persona, né valutato sotto il profilo caratteriale, ma credo che sia portatrice di ottime caratteristiche del vero cane da Pastore dell’Asia centrale, un animale unico per la sua volontà di lavorare in qualsiasi condizione atmosferica e per l’amore che riesce a dimostrare alla famiglia che lo adotta.
Cliccare QUI per vedere il Filmato di DUNA.

guardiani del salento
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